È stata questa la sua cifra più riconoscibile: un Presidente capace di costruire alleanze trasversali, di chiamare al tavolo figure di mondi diversi, di rompere schemi e gerarchie pur di allargare la partecipazione. Una strategia che gli ha permesso di consolidare consenso, ma anche di generare critiche, incomprensioni, tensioni. Eppure, è lungo quella linea sottile tra apertura e rischio politico che Emiliano ha scelto di muoversi per un decennio intero.
Nel suo ultimo intervento pubblico, pronunciato alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Emiliano ha raccolto il senso più profondo di questo percorso. Ha rivendicato la Puglia come laboratorio di collaborazione istituzionale, come regione che — di fronte alle sfide nazionali, dal regionalismo differenziato alla tutela dei Livelli Essenziali delle Prestazioni — ha sempre anteposto il principio costituzionale di uguaglianza alla tentazione di competizioni territoriali dannose.
La battaglia sulla legge dell’autonomia differenziata, culminata nel ricorso alla Corte costituzionale che ha imposto limiti chiari e invalicabili, è forse l’esempio più concreto del suo modo di intendere le istituzioni: non luoghi di divisione, ma spazi in cui il dialogo e la solidarietà restano pilastri imprescindibili.
Emiliano, nel suo discorso, ha elencato i passaggi chiave di quella missione: la difesa dei diritti sociali, la necessità dei LEP come garanzia di equità, la vigilanza sulle pre-intese che rischiano di scardinare il principio di unità nazionale. La Puglia, sotto la sua guida, si è posta come contrappeso critico a un modello di autonomia costruito più sulla competizione che sulla cooperazione.
Ma al di là dei dossier tecnici e delle battaglie istituzionali, nel suo saluto finale Emiliano ha lasciato spazio a una riflessione più intima. Ha riconosciuto i limiti — “avremmo potuto fare di più e meglio” — ma ha rivendicato la dedizione, il senso del dovere, la volontà di rimanere fedele a una visione politica fondata sulla coesione sociale.
Dieci anni in cui la Puglia è cambiata molto: nelle infrastrutture, nella sanità, nei progetti europei, nella valorizzazione del territorio, nella capacità di attrarre investimenti e grandi eventi. Dieci anni in cui la sua leadership ha spesso diviso, ma altrettanto spesso unito. Dieci anni in cui Emiliano ha costruito una narrazione del Sud come luogo capace di crescere senza complessi, di parlare a testa alta, di esprimere energia creativa e autenticità.
Nel ringraziare i pugliesi, il Presidente uscente ha chiuso un capitolo politico ma anche umano: «Porterò questi anni per sempre nel mio cuore». Una frase semplice, quasi sussurrata, che racchiude però il senso di un percorso condiviso.
Oggi in Puglia si apre una nuova stagione politica, ma resta l’eredità di un decennio guidato da una visione che ha cercato di abbattere muri, costruire ponti e immaginare una regione più inclusiva, più solidale, più libera dalle contrapposizioni sterili. Un’eredità che, nel bene e nel male, continuerà a fare discutere — come accade con ogni esperienza che lascia il segno.
E forse è proprio questo il punto: la Puglia degli ultimi dieci anni porta l’impronta di una leadership che ha tentato, con ostinazione e passione, di tenere insieme ciò che spesso sembrava destinato a dividersi. Un tentativo che, comunque la si pensi, resterà nella storia politica recente della nostra regione. Redazione WEb TV Puglia
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